Béjaja, cenni storici

 

  Nel 27/26 a.C., l'imperatore romano Augusto fonda la colonia Julia Augusta Saldensium Septimana Immunis, destinata ai veterani della VII legione. Questa città di Saldae viene integrata nella Mauretania Cesarense nel 42 d. C. Un'iscrizione del II secolo la definisce «Civitas Splendidissima», e nel V secolo viene nominata come sede vescovile. Numerose anfore, mosaici, capitelli, monete antiche sono stati trovati dagli archeologi nel corso di scavi recenti. Conquistata dai Vandali nel 439, viene successivamente occupata dagli Arabi (708), poi dai Normanni (all’epoca di re Ruggero II di Sicilia), e respinge une spedizione genovese nel 1136 (un secondo attacco di Genova avrà luogo nel 1390).

 

  All’inizio degli anni Mille, e fino al 1152, l’est algerino è dominato dagli Hammadidi, o Banu Hammad. Si tratta di un ramo degli Ziridi di Tunisia, dinastia berbera della famiglia Sanhaia, come gli Almoravidi, con cui erano in conflitto. Gli Hammadidi costruiscono nel 1007 la città fortificata di Qalâa, nei monti Hodna, ma nel 1091 trasferiscono la capitale a Bgayet. Questa diventa allora un centro di brillante vita intellettuale, poiché il sovrano  Al-Aziz Ibn Al Mansour vi invita numerosi studiosi, come testimonia un vecchio manoscritto intitolato « Galleria di letteratura a Bidjaya ", con la biografia di medici, giuristi, poeti, venuti dal Magheb, dall’Oriente e dalla Spagna.

 

  I Banu Hammad vengono destituiti nel 1152 dagli Almohadi, dinastia berbera emersa a seguito di una riforma religiosa, che già avevano conquistato Marrakech nel 1147, sconfiggendo gli Almoravidi. 

 

  Poco più di un secolo dopo, anche gli Almohadi decadono e, con lo smembramento del loro impero, nel 1269, Béjaïa passa sotto il controllo della dinastia Hafside (1229-1574). In realtà diventa un principato libero, spesso in conflitto con Costantina. Ibn Khaldoun diventa Gran Vizir (primo ministro) di Béjaïa per conto  del principe Abu Abdallah nel 1365. Alla sua morte, nel 1366, la città cade sotto il potere di Constantina.

  La vita culturale di Bugia attraversa dunque diversi periodi storici, e, divenuta una delle città più prospere del Mediterraneo, svolge un importante ruolo politico ed economico. Così Ibn Hammad, autore della storia dei califfi fatimidi e di una storia di Bgayet , studia prima a Qalâa poi a Bgayet. E Abou Madyan Souaib Ben Hussain, conosciuto come Sidi Bou Médiène, il grande mistico di Tlemcen, maestro incontestato dei sufi dei tre paesi nordafricani, esercita una grande influenza anche a Bgayet. Secondo Leone l'Africano, vi abitano molte decine di migliaia di abitanti, provenienti da tutto il Maghreb, dall’Europa, dall’Oriente e dall’Asia; gli autoctoni sono berberi cabili, mauri e andalusi. Bugia è anche, con Toledo e Siviglia, il più grande centro intellettuale del  mondo occidentale poichè ospita studiosi come  chérif El-Idrissi, Ibn Hammad, Ibn Battûta, Abd al-Haqq al-Ishbili et Abu Hamid al-Sarir. 

 

  Nel 1202, il matematico Leonardo Fibonacci, risiede per alcuni anni a Bugia, assieme al padre Guglielmo dei Bonacci (Fibonacci sta infatti per filius Bonacci), facoltoso mercante pisano e rappresentante dei mercanti della Repubblica di Pisa (publicus scriba pro pisanis mercatoribus).  Ne riporta le « cifre arabe » e la notazione algebrica (che alcuni invece ritengono introdotta da Gerbert d'Aurillac).  Fibonacci può così studiare i procedimenti aritmetici che studiosi musulmani stavano diffondendo nelle varie regioni del mondo islamico, e imparare tecniche matematiche sconosciute in Occidente. Introduce per la prima volta in Europa le nove cifre arabe, da lui chiamate “indiane” e il segno 0 (che in latino è chiamato zephirus, adattamento dell'arabo sifr, che significa zero), presenta nei suoi libri criteri di divisibilità, regole di calcolo di radicali quadratici e cubici, propone, con poco successo, anche la barretta delle frazioni, nota al mondo arabo prima di lui, e si occupa di quesiti matematici  e della loro soluzione, di aritmetica commerciale, problemi di cambi, ecc...

  All'epoca tutto il mondo occidentale usava i numeri romani e i calcoli si facevano con l'abaco. Questo nuovo sistema stentò molto ad essere accettato, tanto che nel 1280 la città di Firenze proibì l'uso delle cifre arabe da parte dei banchieri. Si riteneva che lo "0" apportasse confusione e venisse impiegato anche per mandare messaggi segreti; poiché questo sistema di numerazione veniva chiamato "cifra", da cui deriva il termine messaggio cifrato. L'uso delle cifre arabe era tuttavia già conosciuto da alcuni dotti dell'epoca. Il primo caso del quale si ha notizia è stato quello del monaco Gerberto (poi diventato papa dal 999 al 1003 col nome di Silvestro II): egli propose l'uso di questo sistema in alcuni conventi in cui si scrivevano opere scientifiche, ma il metodo rimase del tutto sconosciuto nel mondo esterno.

  Nel XIV secolo Bugia diventa una temibile città di corsari barbareschi, fin quando viene conquistata dallo spagnolo Pedro Navarro nel 1510. L'occupazione spagnola dura fino al 1555, quando i Turchi Ottomani si impadroniscono di Bugia. Così il declino della dinastia Hafside, culminato con la conquista di Tunisi da parte dei Turchi nel 1574, trascina quello di Bugia, che viene posta sotto il dominio della Reggenza ottomana di Algeri fino al 1830. Ma arrivano i Francesi.

 

  Con la “campagne d’Algérie” (1830-1847) la Francia lancia la spedizione di Bugia, che termina con la conquista della città il 29 settembre 1833 da parte del generale Trézel. La città e la sua regione oppongono una feroce resistenza alla penetrazione coloniale francese, e diversi movimenti insurrezionali sono ispirati da marabutti (come Bou-Baghla) o organizzati da veri capi militari (come gli sceicchi El-Mokrani e El Haddad). La storia della regione è segnata da sanguinose rivolte e repressioni, come quella dell’8 maggio 1945 a Kherrata, quando il bombardamento delle coste della regione di Béjaïa da parte della marina militare francese uccide migliaia di persone.

  Il 5 luglio 1962, dopo la vittoria del Fronte di Liberazione Nazionale, l'Algeria proclama la sua indipendenza dalla Francia.

 

                                                                    Mila C.G.

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