25 Febbraio 2013
Non si sa ancora nulla di sicuro sul destino dei manoscritti di Tombouctou.
Però si ha notizia di un salvataggio avventuroso organizzato al Centro Ahmed Baba dal professor Abdoulaye Cissé insieme all'addetto alla sicurezza, Abba Alhadi, a partire dal 30 dicembre 2012 (booksblog.it/post/39801). Nascosti in sacchi di iuta usati normalmente per il grano, 28.000 rotoli di pergamene sono stati trasportati in due notti, su carri trainati da asini, fino al fiume Niger, poi su imbarcazioni dirette a Mopti (la prima città ancora sotto il controllo governativo) e infine messi al sicuro a Bamako. Sono stati così salvati esemplari ancora non digitalizzati, ai quali si aggiungono tanti altri manoscritti privati, nascosti dalle famiglie nei luoghi più improbabili, dalle pareti di casa alle scatole di caffé, e così risparmiati dalla furia dei fondamentalisti.
Quanto al rogo appiccato dai jihadisti in fuga dal nord del Mali, secondo i Tuareg dell'Azawad non ne sarebbero responsabili gli islamisti perchè nel Centro Ahmed Baba sono conservate anche opere religiose che trattano di sharia e di diritto islamico. Ma il problema è che i Corani e altri testi sono sì considerati sacri, ma sono stati riscritti numerose volte, con aggiunte, commenti, variazioni o errori a volte anche d'ortografia. E la posizione delle scuole coraniche rimane dubbia; molti allievi prendono la fuga (alcuni riescono al arrivare in Italia) perchè sono ridotti in schiavitù dai marabutti, ai quali le famiglie li hanno ceduti.
Del resto la guerra non è finita, anche se si tratta dell' "ultima fase del processo" secondo François Hollande. Il presidente francese ha reso omaggio all'esercito del Ciad, che affianca le truppe franco-maliane nei combattimenti nel nord del Mali. Qui si sono nascosti numerosi gruppi terroristici, specialmente sul massiccio dell' Iforhas. E almeno 93 miliziani integralisti e 23 soldati maliani sono rimasti uccisi negli scontri delle ultime 48 ore nel nord del paese (radiovaticana/news, 2013/02/24). A Gao un uomo si era fatto esplodere su una moto tra i soldati maliani; questo attentato suicida rischia di essere l'inizio di una nuova strategia degli islamisti, che hanno lasciato le città sostanzialmente senza combattere, rifugiandosi nel deserto. Il 22 febbraio è esplosa una bomba a Tessalit, nella regione di Kidal, al confine con l'Algeria (ansa). Nel gennaio 2012 la zona era stata conquistata dai Tuareg del Fronte nazionale di liberazione dell'Azawad, dopo aspri combattimenti contro l'esercito governativo; ma poi è passata sotto il controllo dei jihadisti, che l'hanno occupata fino all'8 febbraio, quando sono arrivati i francesi.
Ora sono arrivati 40 soldati americani nel vicino Niger (100 militari in tutto)per "fornire sostegno alla raccolta di informazioni di intelligence", ha comunicato Obama al Congresso, e "contribuire alla condivisione di queste informazioni con le forze francesi impegnate nelle operazioni in Mali, e con altri partner nella regione" (ansa). Infatti l'esercito maliano (ora allo sfacelo, ma un tempo forte e ben organizzato dai Russi) è aiutato dai francesi (circa 2.000) e dalle forze della CEDEAO (Comunità economica degli stati dell'Africa dell'ovest) con l'appoggio della Nazioni Unite. E nelle prossime settimane l’Unione Europea invierà 500 istruttori militari nel quadro della European Union Training Mission in Mali (EUTM Mali.
Tuttavia il capitano Amadou Haya Sanogo (promotore del colpo di stato del 22 marzo 2012, e autonominatosi presidente ad interim) ha cambiato il primo ministro Modibo Diarra (che, nominato il 14 aprile 2013, è stato arrestato l'11 dicembre scorso) sostituendolo con Django Sissokou. Il problema è che si oppone all'intervento militare degli altri paesi africani in Mali. Sanogo voleva rifare un colpo di stato, tanto che Modibo Diarra si era rifugiato a casa dell'amico Bartolomucci a Bamako. Bartolomucci era nella capitale maliana in dicembre e gennaio, e ha potuto valutare la situazione grazie alla sua pluridecennale conoscenza del paese e dei suoi notabili.
Chi ha organizzato, finanziato il colpo di stato? Chi ne trae vantaggio? Comunque il presidente uscente, Amadou Toumani Tourè (lo stesso che aveva guidato il colpo di stato contro Moussa Traoré, che a sua volta aveva deposto nel 1968 il primo presidente Modibo Keita) non avrebbe potuto essere rieletto, dopo due mandati. E candidato probabile sarebbe stato il marito della figlia di Traorè, che era alla Nasa o poi ad Addis Abeba come rappresentante di tutte le università africane. Dunque, in luglio dovrebbero esserci le elezioni, ma il paese è confuso e dissociato ed i partiti devono riorganizzarsi. Si tratterà soprattutto di prendere in considerazione i Tuareg e creare forse una regione autonoma. L'indipendenza non andrebbe neppure a loro vantaggio, in una zona desertica senza risorse; ricordiamo tutti il dramma del 1973, quando la siccità ha decimato uomini e bestie, e avviato quel processo di riconversione economica e sociale dei nomadi che ora chiedono giustizia e un futuro (libro di A.Gaudio: Uomini Blu - Il dramma dei Tuareg tra storia e futuro).
Alle ripetute calamità naturali, altri gravi problemi si aggiungono, poichè il Mali convive con grandi e ben radicate organizzazioni criminali. L'espansione fondamentalista è legata al narcotraffico, il paese è da anni area di passaggio per la cocaina proveniente dal Venezuela e diretta in Europa, la presenza di Al Qaeda è forte, e lungo l’area frontaliera vi è un incontrollato flusso migratorio.
E poi rimane la fame. Nel nord le provviste di cibo proveniente dall'Algeria (cous cous, olio, latte) sono dimezzate, i prezzi aumentati del 120 per cento, la frontiera e le strade bloccate, anche per il pericolo bombardamenti. L'allarme è stato lanciato dal World Food Programme dell'ONU, che si occupa di emergenze alimentari. Il Mali deve cercare l'autosufficienza alimentare anche con nuove strategie. Un piccolo esempio: Bartolomucci ricorda di essere stato anni fa verso il confine con il Niger fino a Songho (regione dei Dogon), seguendo il corso del fiume, e di essersi interessato alle colture irrigate di manioca, un tubero antichissimo originario della zona tropicale sudamericana. Le radici della manioca rappresentano la terza fonte di carboidrati per l'alimentazione umana nel mondo.
E ancora: l'erosione del suolo, l'insufficiente approvvigionamento di acqua potabile, e la deforestazione. Secondo il governo, ogni anno scompaiono 400.000 ettari di copertura vegetale, il che peggiora l'ambiente nelle aree semidesertiche e vede avanzare il Sahara.
Mila C.G.