Béjaja, antica Bugia

 

BEJAJA: QUALCHE INFORMAZIONE

  Béjaïa o Bugia è una città della Cabilia dai molti nomi e grafie: nell'antichità, in libico-berbero, si chiamava Vaga, cioè i rovi; in latino è Saldae, Bgayet in berbero, بجاية Bijāya in arabo, oppure Bédjaïa, infine Bougie in francese. E' capoluogo della provincia omonima, e i suoi abitanti si chiamano Bugioti in italiano, Afjawi in berbero, Bejawi in arabo.

 

La storia più recente dell'Algeria porta alla proclamazione della sua indipendenza, il 5 luglio 1962, attraverso l’inizio della lotta armata (novembre 1954), il primo congresso costituuente della resistenza algerina unificata (FLN-ALN) a Ifri, e infine il congresso della Soummam, nel 1956, decisivo per il successo della rivoluzione.

 

Questo congresso, in cui si discussero e si posero le basi del futuro stato algerino, si tenne in una piccola abitazione berbera nella valle della Soummam, (nome di un fiume del nord dell’Algeria), nel dipartimento di Bugia.

La città è posta a 949 metri sul livello del mare, sovrastata dal monte Gouraya, sul quale si trova il mausoleo della santa locale, Yemma Guraya.  Dall'alto si può apprezzare l'approdo naturale offerto dal golfo sottostante, frequentato già dai Fenici che vi fondarono un emporio commerciale, conservato dai Romani e scelto poi da al-Nãsir ben Hammad (francesizzato in En Nacer Ben Hammad) per edificarvi una città, che diventerà la sua capitale, nel 1091.  Secondo Ibn Khaldoun, « Bedjaïa è una località abitata da una tribù berbera. Presso di loro Bedjaïa si scrive Bekaïa e si pronuncia Begaïa. Nell’anno 1067-1068, il sultano En-Nacer s’impadronì della montagna di Bédjaïa e vi fondò una città alla quale diede il nome di En-Naceria, ma tutti la chiamano con il nome della tribù».

 

La “perla dell’Africa del Nord” è una delle più antiche città d'Algeria. Il sito è stato abitato fin dalla preistoria. Nella vicina grotta di Ali Bacha sono stati rinvenuti manufatti del paleolitico medio, e soprattutto dell’epipaleolitico (20.000 anni fa, cultura ibero-maurusiana) e del neolitico, con testimonianze del passaggio da società di cacciatori-raccoglitori a pastori-agricoltori, e della domesticazione degli animali selvatici.   

 

La regione di Bugia è dunque circondata dai monti: ad ovest le creste del Djurdjura, ad est i Babor e i Biban, che si estendono fino alle pianure della Madjana e di Bordj Bou-Arrirédj. I due blocchi montagnosi sono separati da una valle fertile, percorsa appunto dal fiume Soummam, le cui rive sono coperte di giunchi e di oleandri, e circondati da coltivazioni. La strada che porta a Ziama corre dapprima parallela alla costa, seguendo per oltre trenta chilometri il semicerchio formato dal golfo. Dopo Souk-el-Khemis si allontana dalla costa e, seguendo il fiume verso sud-ovest, porta alle gole di Chaabet-el-Akhra. La valle si apre infine in una pianuira coltivata a viti, fichi, olivi, aranci, albicocchi.  La regione è abitata dalle bertucce di Barberia, o macaco  berbero (Macaca sylvanus). Queste scimmie sono protette dalla legge algerina ma, putroppo, vittime di traffici illeciti.

Bugia oggi conta 210.000 abitanti  (stima del 2009), ed è la città più grande di tutta la Cabilia e la più importante di tutta la regione, per il suo grande polo industriale, in cui si possono trovare le industrie più diverse, e la situazione geostrategica. Il porto rappresenta ancoraun importante scalo commerciale sul Mar Mediterraneo. e soprattutto petrolifero, essendo il terminale dell’oleodotto di Hassi Messaoud. Bugia è dotata anche di un aeroporto internazionale e di un'università.

 

La parola bougie, candela, fa la sua comparsa in Francia a partire dal XIV secolo, e in Italia dal XVII secolo. Il termine è in relazione con la città di Bugia, che forniva una grande quantità di cera d'api per la fabbricazione di candele. La cera d'api viene usata sin dall'antichità; ne sono state rinvenute tracce nei dipinti della grotta di Lascaux e nelle mummie egizie di Fayum (con la tecnica dell'encausto).

 

Gli Egizi la utilizzavano anche nella costruzione delle navi, come i Cartaginesi che, già nel terzo secolo avanti Cristo, isolavano le loro navi con la cera d’api. Si faceva cuocere la cera con acqua del mare per aumentarne così il punto di fusione da 64 a 100 gradi. In questo modo si otteneva un ottimo prodotto per proteggere il legno contro l'umidità e contro i parassiti. Nel periodo romano la cera d'api serviva per isolare dall'acqua i dipinti murali, e nel Medioevo era considerata di valore sufficiente per diventare una forma di valuta. Bougie esportava grandi quantità di cera d’api verso Genova, dove esistevano importanti fabbriche di candele.

(segue)                                                               Mila C.G.

 

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