La moschea di Sankoré, sede della celebre università del Medioevo

Sono passati quasi quattro anni anni da quando i jihadisti hanno distrutto i mausolei di Timbuctù, colpevoli di essere venerati dagli abitanti dell'ansa del fiume Niger, ammirati dagli occidentali e dagli "impuri", i non musulmani. Dalla primavera del 2012 fino al gennaio 2013 (data d'inizio di un'operazione militare internazionale che, su iniziativa della Francia, prosegue tuttora), i tuareg di Ansar Dine e altri gruppi legati a Al-Qaïda hanno distrutto a colpi di piccone quattordici mausolei di santi musulmani di Timbuctù e dintorni, e dato la caccia a beni ancestrali ed antichi manoscritti (senza contare le perdite umane). La maggior parte degli antichi manoscritti sarebbe fortunatamente in salvo nella capitalo maliana.

Oggi intere zone del nord del Mali sfuggono ancora al controllo dell'esercito governativo e dei suoi alleati. Ma il mausoleo Alpha Moya, uno dei primi ad essere abbattuto, è stato restaurato usando materiali anche di recupero e tecniche locali. Altri monumenti religiosi sono risorti simili all'originale. Le antiche fotografie, i consigli degli anziani, la tradizione orale hanno restituito i luoghi sacri  dei santi di Timbuctù e di tutte le etnie della ragione. Le cerimonie di consacrazione, la lettura integrale del Corano e la preghiera collettiva hanno fatto il resto.

Questa rinascita coincide con la comparsa davanti alla Corte penale internazionale di Ahnad Al Faqi Al Mahdi, membro di Ansar Dine, sospettato di essere il principale responsabile delle distruzioni di nove mausolei e di una moschea, patrimonio dell'Unesco.

E quasi contemporaneamente, in gennaio, a Timbuctù è stata rapita una missionaria svizzera. Secondo Radio France Internationale la donna sarebbe Beatrice Stockly, e sarebbe già stata rapita nell’aprile del 2012 da fondamentalisti islamici e liberata 10 giorni dopo grazie alla mediazione del Burkina Faso.