Eventi
- Martedì, 11 Novembre 2025 18:26
Milano, 15 Novembre 2025
Il Marocco ha recentemente ottenuto una significativa vittoria diplomatica che dovrebbe porre fine ad un contenzioso che da mezzo secolo polarizza la geopolitica del Maghreb: il problema del Sahara Occidentale.
(- cfr. In Archivio. Milano, 2010-11-29 Sahara senza pace - Nel mese di Novembre si è acceso il conflitto tra il Marocco e il Fronte Polisario per l'annoso problema della ex-colonia spagnola ...)
Questo territorio del Maghreb, compreso tra Marocco e Mauritania e confinante a est con l'Algeria, è stato colonia spagnola fin dal 1884. Nel 1934 fu diviso tra "Sahara Spagnolo" ( con una sua amministrazione) e "Marocco Spagnolo" (un protettorato costituito dalla parte a nord del paese e alcune enclavi costiere ) separato dalla zona controllata dai Francesi.
Per cinquant'anni il "Sahara spagnolo", in gran parte desertico, è stato conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario che, appoggiato dall' Algeria, ne ha dichiarato l'indipendenza proclamando nel 1976 la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi.
Attraverso varie vicende (tra cui il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale da parte degli Stati Uniti di Trump nel 2020, un impegno dell'ONU nel 2007 per una "soluzione definitiva", un referendum appunto mai avvenuto...) finalmente, il 31 Ottobre 2025, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approva una RISOLUZIONE che, fortemente sostenuta dalla Francia e patrocinata dagli USA, considera valido il piano di autonomia proposto dal Marocco; i voti favorevoli sono undici, tre astenuti (Russia, Cina e Pakistan), nessuno contrario, mentre l'Algeria ha rifiutato di partecipare alla votazione.
L'obiettivo della riunione ONU era in realtà il termine del Mandato (appunto il 31 ottobre) per l'organizzazione di un referendum nel Sahara Occidentale (Minurso), missione creata nel 1991.
Cinquant'anni dopo ... era il 16 Ottobre 1975 quando in ...
(* Attilio Gaudio, “Una vita nel ciclone della storia – Dalla lotta partigiana al Terzo Mondo”- pagg.168-169L’Harmattan Italia srl – 1998 – Torino)
"1.5 LA MARCIA VERDE DEL POPOLO MAROCCHINO
Il 16 ottobre 1975 resterà nella storia del Maghreb contemporaneo una data miliare: il Re del Marocco Hassan II decise di passare il Rubicone per liberare l'ultima parte colonizzata del suo paese, con la genialità di Cesare, ma senza le sue legioni... In un discorso pronunciato a Marrakech, il figlio del grande Mohammed V annunciò l'organizzazione della più straordinaria marcia pacifica del nostro tempo, per scacciare l'invasore.
Il Re era ricorso alla medesima arma che aveva permesso a Gandhi di avere la meglio sull'impero britannico: la non violenza.
Rivolgendosi al suo popolo il Sovrano alauita disse tra l'altro: «Dio ci ha insegnato che la Verità trionfa sempre... Il nostro diritto è stato riconosciuto e la Corte Internazionale di Giustizia ha risposto che il Sahara non è mai stato terra nullius prima dell'occupazione spagnola. Ha riconosciuto quindi l'esistenza di legami giuridici di sovranità tra i Re del Marocco e le popolazioni del Sahara le cui porte ci vengono aperte giuridicamente in quanto esso ci appartiene dalla notte dei tempi. Ora non ci resta che occupare il nostro territorio e raggiungere i nostri fratelli Saharoui. Come fare? Dovremo intraprendere una marcia pacifica da nord, est e ovest verso sud. Questa marcia, cui parteciperanno trecentocinquantamila persone, si svolgerà senza armi, perchè non facciamo guerra alla Spagna... "
Attilio Gaudio nella Biblioteca di Marrakech
Ma perchè tanto interesse per questo territorio? Storico, amministrativo, religioso, tribale, sentimentale, bagnato da un Oceano Atlantico ricco per la pesca.... e poi ci sono i minerali....Lo spiega Attilio Gaudio in
"Le dossier du Sahara Occidental", pag.329 -1978 -Nouvelles Editions Latines, 1 - 75006 Paris
BOU-CRAA, DES PHOSPHATES POUR DEUX SIECLES
Les Phosphates de Bou-CRAA, ce n'est pas un mirage. Il suffit de parcourir les 25 kilomètres de route goudronnée menant du centre d' El-Ayoun à la plage pour voir surgir du désert un vaste complexe d'installations thermiques, industrielles et portuaires, et un immense mole d'accostage d'où aboutit le tapis roulant qui transporte le minerai brut extrait de très riches gisements de BOU-Craa, située à 100 km plus à l'est, à 26 degrées environ de latitude nord.
Les réserves de phosphates du Sahara occidental sont maintenant estimées à dix milliards de tonnes, a déclaré M. Tayeb Bencheikh, secrétaire d'Etat marocain pour le développement régional... Il a précisé que des études géologiques on également révélé la présence de scistes bitumeux, ainsi que des minerais de fer, d'uranium et de cobalt...
... Le phosphate du Sahara occidental a été découvert en début de 1962. Le gisement, immense, est long de 76km, large de 1 à 15 km, et il couvre 250 km2 environ...
MA QUALI POPOLAZIONI ABITANO IL SAHARA EX SPAGNOLO?
Scrive Attilio Gaudio in
"Sud Marocco Sahara Occidentale Nord Mauritania - oasi e casbe da scoprire"- Ed.Polaris, Firenze 1997 /(pag 175 - 176 -177 ...) (pag 141-142 ...)
Eccetto quelli che vivono a Laayoune e a Dakhla (ex Villa Cisneros), gli abitanti del Sahara occidentale sono nomadi; è dunque molto difficile valutarne il numero, tanto che questi nomadi non sono mai, nel corso ella loro storia, stati abituati a tener conto delle frontiere.La popolazione è stata valutata , pressappoco, di 100.000 persone, tenendo conto di quelli che conducono la loro vita nomade nei paraggi (Tindouf, Bir Moghrein, l'Adrar, Tarfaya). I padroni storici del Rio de Oro e della Seguiet-el-Hamra sono i temibili Reguibat (in numero di circa 20.000) guerrieri selvaggi, indipendenti, spiriti liberi da sempre convinti di essere i sovrani di queste vaste distese. Essi traggono il loro nome da un grande santo del Sahara, Ahmed R'Guibi (si dice un R'Guibat, o Reguibat, dei R'Guibi), ma la loro origine risale ai primi anni dell'Egira e il loro vero antenato sarebbe Moulay Abdeslam Ben Mchich.... Si contano differenti frazioni (o raggruppamenti di tende e di famiglie) che hanno l'uso di rimanere negli stessi paraggi: Ouled Moussa, Ouled Chig, Ouled Taleb, Ouled Taalat (...)
Aspetto geografico - (...) L'immensa distesa desertica del Maghreb occidentale appare particolarmente ingrata: clima torrido, scarsità di piogge, assenza quasi totale di acqua nei letti degli uidan, assenza di oasi naturali e di buoni pascoli, oltre a un litorale di alte scogliere che rendono molto difficile l'approdo.
Verso la fine del Pleistocene, il grado di umidità del Sahara occidentale era di molto superiore all'attuale .. La desertificazione e l'aspetto orografico attuale sono la conseguenza dei gravi movimenti tettonici del Terziario, alla fine del quale il Sahara Occidentale presentava la struttura che conosciamo. Il Sahara Occidentale è stato l'ultimo rifugio dell'uomo di Cro-Magnon che si ritirava di fronte alla nuova epoca glaciale maghrebina abbattutasi sull'Europa occidentale (......)
COME POSSIAMO CONCLUDERE ? IN SHA ALLAH
Con un proverbio sahariano:
" Il deserto è l'utero del mondo. Il cielo lo feconda con il vento.
Noi siamo i figli della sabbia, del vento e delle stelle "
- Venerdì, 14 Maggio 2021 17:36
Rimarrà aperta fino al 10 luglio 2021 la mostra "NEL NOME DI DIO OMNIPOTENTE - Pratiche di scrittura talismanica dal Nord della Nigeria" inaugurata a Napoli venerdì 7 maggio presso la Cappella Palatina del Maschio Angioino. Avrebbe dovuto essere aperta prima di Natale (lunedì 7 dicembre 2020), ma è stata rimandata a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia.
L'esposizione, curata da Andrea Brigaglia e Gigi Pezzoli, è ideata e prodotta da Andrea Aragosa per Black Tarantella in collaborazione con il centro Studi Archeologia Africana di Milano, con il sostegno della Regione Campania, del Comune di Napoli Assessorato all'Istruzione Cultura e Turismo, della Scabec -Società campana beni culturali-, e con il patrocinio dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Gratuito l'ingresso alla visita, dal lunedì al sabato, dalle ore 10 alle 17, nel rispetto delle norme antiCovid vigenti.
Come scrive Gigi Pezzoli, presidente del Centro Studi Archeologia Africana - CSAA, di cui è socio onorario Attilio Gaudio - (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), "il progetto riprende e sviluppa ricerche originali del Centro Studi Archeologia Africana, già oggetto nel 2013 della mostra “Alluna. Mondo e spiritualità Hausa” e tratta due componenti fondamentali: la prima di natura artistica, l’altra storico-antropologica. (...) Dunque uno spaccato della cultura materiale e simbolica dello scrivere, documentato in oltre 80 opere per lo più inedite. Partendo dalle tavole utilizzate nei diversi gradi di apprendimento del Corano, si passa a quelle decorate, sorta di diplomi di fine ciclo delle scuole islamiche, per poi prendere due percorsi differenti ma complementari: l’uno, più propriamente devozionale, sfocia nei Corani manoscritti, icone rappresentative della cultura calligrafica avanzata; l’altro, magico-talismanico, porta alle tavole terapeutiche, alle pelli taumaturgiche, fino alle tavole magiche destinate alla protezione della persona e della casa. In particolare, gli oggetti di questa seconda tipologia sono prodotti da coloro che si specializzano nelle scienze esoteriche”.
La mostra presenta un complesso di materiali inediti costituito da oltre 80 opere tra cui: manoscritti coranici e poetici, tavole utilizzate per lo studio e la memorizzazione del Corano; tavole con scrittura coranica ed elementi decorativi, sorta di diplomi di completamento degli studi religiosi; tavole in legno, metallo e pelle con scrittura e formule apotropaiche; tavole con scritture sacre, elementi decorativi e iconografia degli animali della savana per la protezione della casa e della persona; esemplari di ricettari popolari sulle scienze esoteriche, talismani, oggetti per divinazione, ecc. Un mondo di tradizione prevalentemente sufi, apparentemente lontano ma che rimanda ad antiche pratiche protettive, divinatorie e taumaturgiche del Medio Oriente, del mondo greco-romano, della Cabala ebraica, fino all’alchimia medievale.
Un ampio catalogo dal titolo "Arti talismaniche. Pratiche di scrittura sacra e protettiva dal Nord della Nigeria" contiene un ricco apparato iconografico oltre ai contributi dei maggiori esperti internazionali sull'argomento. "Lo abbiamo dedicato - conclude Gigi Pezzoli - a Luca Attanasio, l'ambasciatore italiano caduto in Congo, un indimenticabile amico con il quale abbiamo condiviso il progetto e che con il suo entusiasmo ci ha incoraggiato ad andare avanti anche nei momenti più difficili".
- Lunedì, 24 Ottobre 2022 09:34
Il Centro Studi Archeologia Africana (CSAA) - Museo di Storia Naturale di Milano (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) - inaugurerà questa settimana a Napoli la mostra "Sacri spiriti. I Songye nella Cappella Palatina".
La presentazione sarà venerdì 28 ottobre 2022 alle ore 11:00 nell' Auditorium del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Piazza Museo 19. Seguirà l'inaugurazione il sabato 29 ottobre alle 17:30 nella cappella Palatina del Maschio Angioino sempre a Napoli.
L'esposizione potrà essere visitata gratuitamente da lunedì a sabato, dalle ore 10 alle 17. E' stata curata da Gigi Pezzoli (CSAA) e Bernard de Grunne, prodotta da Andrea Aragosa per conto di Black Tarantella, e patrocinata da diversi enti oltre che dall'Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo.
I Songye sono un gruppo etnico africano insediato in un'ampia zona centro-sud-orientale dell'attuale Repubblica Democratica del Congo. I loro oggetti rituali rappresentano l'immaginario della religione e della creatività africana. Prodotti da artigiani, scultori, fabbri, con l'aggiunta di elementi animali e naturali, secondo regole antiche, sono diventati "figure di potere", "effigi di culto" essendo "attivati" da canti e preghiere tradizionali. Così la loro funzione non si limita alla religiosità, alla coesione sociale, alla giustificazione delle istituzioni e del potere. Infatti sono anche strumenti per migliorare la propria vita terrena, proteggersi dal malocchio e dalle forze negative, guarire dalle malattie e dalla sterilità, favorire il raccolto e la prosperità collettiva, allontanare la miseria.
E' interessante notare che queste figure magico-protettive africane, legate anche alla contemplazione mistica, sono esposte in un antico luogo cristiano (che ospita tra l'altro affreschi di Giotto), il che puo' portare i visitatori ad interessanti riflessioni sulla religiosità dei popoli.
- Sabato, 18 Gennaio 2020 14:01
L'associazione Trasafrica*ha ripreso, come ogni anno, le sue conferenze sull'Africa "che fa parlare di sè". E' ormai il XI ciclo di incontri sulla realtà sociale e culturale ei qyesto continente sempre piuùcomplesso, in collaborazione con la Biblioteca delle Oblate (Via dell'Oriuolo 24, Firenze)

- *Via Fiume, 11 - I-50123 FIRENZE
- Nell’edizione numero nove dell’’Atlante delle guerre e dei conflitti – Terra Nuova edizioni 2019 - realizzata come ogni anno da un gruppo di giornalisti, fotografi e attivisti dell’informazione, si trovano le schede conflitto aggiornate delle 30 tra guerre e conflitti in corso, focus sulle 18 situazioni di crisi, oltre alle schede collegate ad alcune macroaree interessate da tensioni e difficoltà. Presenta il volume Alice Pistolesi, giornalista.
Venerdì 21 febbraio, ore 18.00 - SE IL MARE FINISCE: Racconti multimediali migranti Antologia deiracconti finalisti del concorso DiMMi, Diari Multimediali Migranti 2018- Terre di Mezzo Editore.
- Senza testimoni la verità si può manipolare e, infine, si perde. Un coro di undici storie compone una memoria collettiva in cui riconoscerci tutti umani, al di là delle frontiere. Sono le voci di uomini e donne che riscattano dall’oblio le loro vicende di migrazione e ce ne fanno dono. A cura dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.
Venerdì 27 marzo, ore 18.00 - BICI IN DIREZIONE SUD - Dal Monferrato a Città del Capo
- “Di cosa necessita una persona che arriva in un luogo a lui sconosciuto, da una situazione difficile, magari con un lungo viaggio alle spalle? Probabilmente ha fame, deve riposare, o ha freddo. Ma soprattutto ha bisogno di qualcuno che gli scaldi il cuore, magari che gli rivolga la parola e gli regali un sorriso”. Filippo Graglia - ingegnere aerospaziale di Castelnuovo don Bosco (AT)- dopo 613 giorni di viaggio, 25.000 chilometri percorsi e 21 stati attraversati, ci racconta il suo viaggio in solitaria attraverso l’Africa, evitando le vie principali di comunicazione e cercando percorsi sterrati in zone rurali, alla ricerca di momenti di vita autentica per penetrare nel cuore dell’Africa con un viaggio “all’antica”, scoprendo così il valore e la necessarietà dell’accoglienza.
Venerdì 17 aprile, ore 18.00 - IL CASCO DI SUGHERO - Gli italiani alla conquista dell’Africa di Alfredo Venturi. Interviene Nicola Labanca, storico (Università di Siena)
- […] L’ultima a occupare il suo posto a tavola è una nazione antica che da poco si è concretizzata in uno stato unitario, scaturito da un brillante connubio d’insurrezione popolare e sapienza diplomatica. Il suo assetto è ancora da consolidare ed è assillata da pressanti problemi interni, ma intanto vuole rifarsi dopo il lungo digiuno e reclama la sua parte di mondo.
- Alfredo Venturi è nato a Bologna oggi vive in Toscana. Come giornalista (il Resto del Carlino, La Stampa, Corriere della Sera) ha lavorato in Italia e all’estero. Ha trascorso in Germania il decennio che comprende lariunificazione. Autore di numerosi saggi di ricerca e divulgazione storica.
- Nicola Labanca Professore ordinario di storia Contemporanea presso l’Università di Siena. Tra le sue più note pubblicazioni Oltremare.Storia dell’espansione coloniale italiana, La guerra italo-austriaca (1915-1918) e La guerra italiana per la Libia. 1911-1931.
- Domenica, 22 Maggio 2022 11:04
Il Museo d'Arte e Scienza (M.A.S., via Quintino Sella 4, Milano - www.museoartescienza.com) ospita una originale mostra di poggiatesta dell' Africa orientale e meridionale (Tribal pillows from eastern and southern Africa).
Come pubblicato nel manifesto (inviatomi dal Tucano, Viaggi Ricerca di Willy Fassio), i torinesi Bruno Albertino e Anna Alberghina, in collaborazione con Paolo Novaresio, tornano quest'anno al M.A.S. dopo la mostra "Mama Africa" del 2017. La nuova mostra espone, oltre a interessanti fotografie, "una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sè dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di "oggetti d'uso" per trasformarsi in piccole "opere d'arte" e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico. La mostra evidenzia le caratteristiche estetiche e formali, il significato, le modalità d'uso e il contesto etnografico in cui i poggiatesta tradizionali erano e sono ancora utilizzati presso talune popolazioni".
Il poggiatesta era largamente usato nell'antico Egitto fin dalla III dinastia (ma probabilmente anche prima) fino all'età tarda come auspicio di un buon sonno, "supporto dei sogni". I primi poggiatesta furono trovati nelle tombe egizie del 2300 a.C., come amuleto e conforto nell'ultimo viaggio. Da utile accessorio nella vita quotidiana, assume significato simbolico come corredo funerario, dove la forma incurvata ricorda l'orizzonte e la vita eterna per il defunto, futuro astro del cielo. Famoso il poggiatesta di vetro blu scuro e oro della tomba di Tutankhamon, conservato al Museo Egizio del Cairo proveniente dalla collezione di re Farouk.
Esistono vari modelli: semplici blocchi di pietra o legno incurvati nella parte superiore, da usare su un letto di paglia o su una stuoia in terra se di pietra; forme complesse di legno incastrate, incise con forme geometriche o associate a figure umane o animali. Scomodi? Gli antichi Egizi dormivano su un fianco, e la testa, soprattutto dei capi, non doveva appoggiare sulla nuda terra, per preservare dai pericoli e non rovinare pettinature elaborate. La tradizione è ampiamente passata alle tribù nomadi dell'Africa orientale, simbolo di rango, uso quotidiano e funzioni magico-religiose. Non si trovano (finora) poggiatesta in Africa occidentale.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamenhttps://customer8551.img.musvc2.net/static/8551/images/3/62307798-dc4c-4e8f-8a06-8b35efac79ee.jpgte personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
Dopo la bellissima mostra “Mama Africa” del 2017 tornano al Museo d’Arte e Scienza di Milano, con il loro ultimo lavoro, Bruno Albertino e Anna Alberghina in collaborazione con Paolo Novaresio, grandi viaggiatori e appassionati collezionisti di arte africana.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
La mostra evidenzia le caratteristiche estetiche e formali, il significato, le modalità d’uso e il contesto etnografico in cui i poggiatesta tradizionali erano e sono ancora utilizzati presso talune popolazioni dell’Africa orientale e meridionale.
Dopo la bellissima mostra “Mama Africa” del 2017 tornano al Museo d’Arte e Scienza di Milano, con il loro ultimo lavoro, Bruno Albertino e Anna Alberghina in collaborazione con Paolo Novaresio, grandi viaggiatori e appassionati collezionisti di arte africana.
La mostra espone una collezione di poggiatesta, raccolti in anni di ricerche e di viaggi nel continente africano. Si tratta di sculture prevalentemente in legno, che vengono utilizzate per proteggere le acconciature durante il sonno e sono portate con sé dal proprietario durante gli spostamenti. Strettamente personali, i poggiatesta superano il ruolo di “oggetti d’uso” per trasformarsi in piccole “opere d’arte” e racchiudono vari aspetti: funzionale, artistico, sociale e simbolico.
La mostra evidenzia le caratteristiche estetiche e formali, il significato, le modalità d’uso e il contesto etnografico in cui i poggiatesta tradizionali erano e sono ancora utilizzati presso talune popolazioni dell’Africa orientale e meridionale.
- Sabato, 30 Marzo 2019 15:37
Continuano gli incontri organizzati da Transafrica a Firenze
(Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: http://www.associazionetransafrica.org
(foto Attilio Gaudio-spedizionetransahariana)
Giovedì 4 aprile 2019 il professor Luca RANIERI (Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa) terrà una conferenza dal titolo: NORD AFRICA E AFRICA OCCIDENTALE, geopolitica e sicurezza, ore 18.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili
Biblioteca delle Oblate – Via dell’Oriuolo, 24 – Firenze - www.biblioteche.comune.fi.ir
In effetti “Lo spazio sahariano, fino a poco tempo fa considerato una zona di scarse interazioni geopolitiche, è oggi sempre più al centro dell’attenzione e delle preoccupazioni securitarie globali. Quali sono le relazioni fra sicurezza, sviluppo e migrazione, in un contesto caratterizzato da stati fragili, minaccia terrorista, competizione strategica e intensi flussi informali di armi, droga, oro e migranti?”
(foto Transafrica)










Per Alon Barash non c'è dubbio: "Data la differenza tra le dimensioni e la forma di questa vertebra e quelle riscontrate in Georgia riteniamo evidente e senza equivoci la presenza di due ondate migratorie distinte". Da un altro punto di vista, la paleoantropologa Miriam Belmaker (Università di Tulsa) afferma in sintesi: Una delle principali domande rispetto alla diffusione umana fuori dall’Africa sono le condizioni ecologiche. In teoria si discute se gli antichi ominidi, lasciando le foreste africane, avessero preferito un habitat di savana o di bosco umido. La scoperta di due specie diverse a Dmanisi e Ubeida, concorda con un clima diverso: più umido e compatibile con quello mediterraneo vicino al lago, e più secco e boscoso nel Caucaso. Inoltre le due specie hanno prodotto due tipi di utensili di pietra diversi.
In ventisei scatti selezionati, il regista, fotografo e produttore veneziano Lucio Rosa ha immortalato alcuni gruppi etnici di Congo, Kenia, Etiopia, sempre meno numerosi e probabilmente in pericolo di estinzione.





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